The Free Zone

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In generale i musicisti classici si preoccupano di come e quando suonare le note, i jazzisti a parte i parametri citati, devono aggiungere "quali". 

E questo potrebbe essere un bel problema per chi non è abituato a farlo.

Le scale, sebbene siano usate in maniera differente, sono indubbiamente un elemento in comune tra violinisti classici e jazz. I primi le praticano come una sorta di allenamento quotidiano mirato a fluidificare un certo aspetto della tecnica, invece per i secondi il discorso è più complesso: in poche parole sono una sorta di serbatoio da cui attingere note per poi disporle a proprio piacimento durante gli assoli. Ma bisogna sapere come, in rete autentici guru dell'improvvisazione hanno lasciato appunti, lezioni e video utilissimi.

Del resto Mark Levine nel suo "The Jazz Theory Book",  sostiene che "il metodo tradizionale classico di esercitazione sulle scale, che sostanzialmente consiste nell'eseguirle su e giù per più ottave, non servirà assolutamente a nulla per migliorare le tue improvvisazioni".

Molto chiaro, aggiungerei che il beneficio nell'eseguire su e giù le scale si quantifica, a mio avviso, in termini prettamente tecnici e non di certo musicali. 

Ci sono parecchie pubblicazioni in ambito classico sulle scale, ne cito una a riferimento piuttosto nota:  il Sistema delle Scale, di Carl Flesch (1873-1944).

Esso ricalca la seguente formula: maggiori, minori melodiche, arpeggio minore, maggiore, 3a e 6a, 4a e 6a, 4a e 6a bem, 7a dim, 7a dom, a terze alternate, cromatica. 

Nessuna traccia di scale minori armoniche che invece troviamo per esempio, nel "Complete Scale Studies" di Schradieck.

Nel corso dei miei "viaggi" attraverso i trattati didattici ho scoperto alcune cose interessanti che possono, perché no, collocarsi in una free zone che ha la sua origine nella trattatistica classica  ma allo stesso tempo inconsapevolmente orientata verso l'improvvisazione. 

Otakar Sevcik (1852 - 1934) nel suo "Shifting the Position and Preparatory Scales Studies Op.8" , negli studi di chiusura del fascicolo propone sorprendentemente una serie di esercizi che richiamano le scale modali maggiori, creando uno schema stampato iniziante da sol misolidio:

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In calce si possono trovare esempi di studio su scale maggiori in altre tonalità (oltre al do maggiore rappresentato nell'immagine soprastante) e precisamente:

A minor (VII° grado, G# Ultralocrio), vedere immagine sottostante.

Poi una serie di esempi con inizio sempre sulla nota di sol vuoto, quindi:

G major e E minor (arm.) quindi G ionico (I° di G major)  e G ionico aumentato (III° di E minor arm.)

Seguono D major  -> B minor, A major -> F# minor, E major -> C# minor e B major -> G# minor.

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Ritengo un po' velleitario pensare che un musicista classico possa soffermarsi più di tanto sullo studio di scale modali maggiori e minori armoniche ma tant'è, Sevcik nella sua infinita produzione musicale ha pensato anche a questo.

Nel "Scale and Chord Exercises" di Ritter-Stoessel c'è una paginetta ed esattamente la n. 43, con le due scale whole tone, complete di diteggiatura.

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Sono presenti anche arpeggi con 5+ e la relativa diteggiatura. Scale whole tone e arpeggi 5+ non si trovano facilmente nella didattica classica delle scale.

Un'altro autore meritevole di attenzione è D. C. Dounis, nella sua op. 35 "The Development of Flexibility" - Studies on Scientific Principles, troviamo esercizi che somigliano a dei veri e propri "jazz patterns" anche se le note seguono delle regole sostanzialmente meccaniche, dal sound piuttosto strano. Per un violinista classico rivolto all'improvvisazione potrebbe essere quantomeno interessante. 

Altro punto a favore di Dounis sono le scale maggiori a due ottave con differenti possibilità di diteggiatura. I violinisti classici scelgono le loro diteggiature in base all'efficienza e al contesto stilistico nelle quali sono inserite. Una volta scelte e collaudate sul campo possono essere funzionali per molto tempo, ma questo grazie al fatto che le note sono immutabili, ovvero il percorso è già tracciato.

Nella creazione di materiale sonoro estemporaneo le diteggiature possono richiedere di essere adattate alla circostanza

Dounis offre differenti combinazioni (e parecchie anche) che ci pongono di fronte al fatto che esistono diversi modi di eseguire un passaggio. Probabilmente il suo scopo -come da titolo dell'opera: Essential Scales Studies on Scientific Basis for the Development of the Rhythmic Impulse of the Fingers- è puramente meccanico. Tuttavia personalmente ci vedo anche uno stimolo ad essere reattivi durante le proprie improvvisazioni nella gestione delle proprie diteggiature. 

 

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